di Angela Curatolo
MONTESILVANO, Aprile ’09 - La Cassaforte di cemento, scritto dal giornalista Pietro Lambertini, è il libro sulla famosa inchiesta “Ciclone” condotta dal capo della squadra mobile Nicola Zupo nella cittadina di mare Montesilvano (PE). Un'inchiesta esplosa il 15 Novembre 2006, quando il sindaco della Città, Enzo Cantagallo viene arrestato alle 5 del mattino e coinvolge inoltre giunta, consiglieri e imprenditori edili locali.
Le accuse a carico del sindaco? Abuso di ufficio e corruzione. I fatti ascritti? Richiesta di tangenti del 5% su una serie di appalti assegnati a due costruttori, coinvolti nell'indagine anch'essi.
Il libro di Lambertini chiarisce i passaggi dell'inchiesta che travolge “Il laboratorio politico d'Abruzzo benedetto da Franco Marini”, ripercorrendo la scalata al successo di Enzo Cantagallo, che comincia quando ottiene nell'elezione del 1999, un numero record di 999 voti (ancora oggi imbattutto) e raggiunge l'apice quando viene eletto sindaco nel 2004 con il 69,5 di preferenze. Un periodo durante il quale Montesilvano, chiamata oltre due mila anni fa dai Vestini “il paese delle acque”, tra il mare e il fiume Saline, “diventa la culla ospitale dell'edilizia, l'imbuto dove convergono gli investimenti del mattone” e viene ribattezzata Città dei Palazzi. Una vicenda dai risvolti incredibili come la rivelazione dell'articolo 26, comma 14 che moltiplica la cubatura, contenuta nel librone alto come il "Codice Da Vinci"(norme tecniche attuative Prg), una norma sulla cui base viene dato un premio del 20% di cubatura ai costruttori che s'impegnano semplicemente a vendere casa, senza alcun tipo di agevolazione, a giovani coppie, anziani, diversamente abili. Le conseguenze? Improvvisa crescita edilizia selvaggia. Agghiaccianti colpi di scena degni di un political thriller alla Le Carrè, cimici nascoste, tradimenti, rivelazioni bomba, lettere anonime, congiure e molto altro, vengono raccontati attraverso i dialoghi originali, che farebbero invidia alle sceneggiature di Oliver Stone. Queste vicende accadono sotto gli occhi degli abitanti di una piccola città che appare indifferente alla vita quotidiana della sua amministrazione.
In appendice il libro contiene una intervista ad Enzo Cantagallo e una a Pasquale Cordoma (sindaco attuale), da cui appare una Montesilvano inedita, un luogo frequentato da personaggi di grande riguardo politico e fama internazionale, salotti autorevoli, incontri importanti.
La Cassaforte di cemento è il primo libro di Pietro Lambertini, 30 anni, che da oltre un anno cura la pagina della città di Montesilvano del quotidiano Abruzzese “Il Centro”. Lambertini ha seguito tutte le vicende della città che conosce molto bene nelle sue svariate sfaccettature e ha pensato di stilare un documento che tratteggia i passi di una vicenda che ha lasciato una ferita profonda lenta a rimarginarsi. Il libro, che preferisce dare spazio ai fatti e si astiene da sciocchi commenti, è molto importante per capire come si sono succedute le amare vicende e rimarrà un riferimento storico a futura memoria di una pagina sgradevole di Montesilvano che, secondo i giudici designati a seguire il processo, ha provocato un danno d'immagine alla città per un milione di euro. Un'amministrazione che non ha saputo controllare la propria avidità e una gran parte di cittadini che ha vissuto del riflesso di un illusorio sfarzo sono i punti salienti di una vicenda monito per tutte le “Montesilvano” d'Italia che si nutrono della connivenza dei loro cittadini.
Conosciamo meglio l'autore Pietro Lambertini:
Quali ragioni ti hanno spinto a scrivere questo libro?
-Ho scritto "La cassaforte di cemento" per rendere pubblici i documenti che ho trovato in municipio. Studiando le trascrizioni dei consigli comunali e leggendo le delibere del passato mi è venuta voglia di farne un libro.
Qual è il tuo sogno professionale?
-Raccontare le storie della città di Montesilvano, scoprire i fatti e analizzarli. Il compito di un giornalista è informare i cittadini facendo parlare i fatti e, quindi, trasformandoli in notizie.
Cosa ti piacerebbe scrivere?
-Mi piace la cronaca in generale: dalle notizie di bianca e cioè i fatti della vita amministrativa fino alla cronaca nera passando per pillole di costume e società.
Essere giornalista è sempre stato il tuo sogno?
-Sì: al primo anno del liceo scientifico, svolgendo un compito assegnato dalla prof. di italiano e cioè l'analisi di un articolo di giornale sul crollo del muro di Berlino, ho deciso di fare il giornalista.
Ti piacerebbe fare lo scrittore a tempo pieno?
-Mi piacerebbe abbinare la scrittura di libri alla professione di giornalista. Stare in casa, davanti al mio computer, con il silenzio rotto soltanto dal rumore del pigiare dei tasti, mi dà adrenalina: ecco perché amo scrivere.
Se potessi scegliere un posto del mondo dove esercitare la professione di giornalista, quale sarebbe questo posto?
-Mi sento un abruzzese verace e per questo ho deciso di fare il giornalista in Abruzzo: lavorare a Pescara e Montesilvano, due città in continua evoluzione, è interessante e stimolante. Fantasticando, mi piacerebbe fare l'inviato in giro per l'Italia per raccontare i fatti di cronaca e le storie della gente.
A.C.